Chi sono
Sono Carmine
Un artista, un visionario,
un alchimista delle emozioni.
Questo sito è il ponte tra tutto ciò che ho vissuto, immaginato e trasformato
nel corso degli anni,
da quando tutto è iniziato… tra i banchi della scuola d’infanzia.
Un luogo in cui la mia essenza più vera e ribelle ha finalmente trovato casa.
Dove le immagini non sono solo forme,
ma frammenti di una realtà più intima, più viva, più mia.
Vivo in un bosco, insieme a due anime meravigliose a quattro zampe:
Heidi e Shana.
Ed è proprio qui, nel silenzio, che ho ritrovato la mia voce.
Non una voce urlata.
Ma una voce che vibra:
nei colori, nei sogni, nei dettagli.
Nel disegno digitale, nel tocco, nella scrittura,
nella risata improvvisa di una sitcom nata dalla vita vera.
Per anni ho lavorato in ambienti che non mi somigliavano.
Eppure, proprio lì — in quel grigiore —
è nata la mia voglia di creare luce.
Di disegnare.
Di scrivere.
Di ridere.
E di imparare a dire no — con gentilezza, ma con fermezza —
a una vita che non volevo più.
Oggi creo.
Creo illustrazioni, rubriche comiche, contenuti sensoriali.
Creo connessioni. Creo possibilità.
E lo faccio con tutto me stesso.
Se sei arrivat* fin qui, sappi che non è un caso.
Forse anche tu stai cercando un ponte.
Un respiro.
Una piuma che accarezzi la tua anima
e la liberi nella sua essenza più autentica.
Benvenut* nella mia Fucina Creativa.
Qui, ogni visione prende vita.
E ogni giorno — con un pizzico di genio e di follia —
la realtà si trasforma in arte.
“Queste righe non sono un manifesto.
Sono un sussurro.
Di quelli che ti spingono a riprenderti il tuo tempo.”
Non ho ridotto il tempo.
Ho ampliato lo spazio.
Perché sentivo che qualcosa dentro premeva…
e non poteva più aspettare.
Voleva mani sporche di colore.
Parole libere.
Pensieri che non finissero nel cassetto a dormire.
Così ho iniziato a togliere.
A togliere ore inutili.
A togliere presenza forzata.
A togliere “doveri” che non mi somigliavano più.
E in quello spazio ritrovato,
ho iniziato a costruirmi.
A scegliere con chi stare.
A creare mondi miei.
A ricordare perché ero venuto al mondo.
Chi mi guarda da fuori pensa che lavoro di meno.
Ma in realtà…
sto solo lavorando finalmente per me.
“Questa parte non era prevista.
Ma sentivo che doveva trovare spazio proprio qui.”
Ho affrontato battaglie molto più dure di questa.
Quando ero giovane.
Quando ero solo.
Quando ero insicuro, e la fiducia in me stesso era qualcosa che vedevo negli altri, mai in me.
Eppure ce l’ho fatta.
Sono sempre arrivato dove volevo arrivare.
Non perché qualcuno mi spronava, non perché avevo qualcuno o un gruppo
a sostenermi o un piano preciso.
Ma perché dentro di me c’era qualcosa che non mollava.
Un filo sottile, invisibile, che mi teneva attaccato alla visione, anche quando sembrava tutto contro.
Oggi quella forza non è più solitaria, né cieca.
Oggi ho me stesso.
Ho la consapevolezza di chi sono diventato,
e una visione che non chiede più conferme esterne per esistere.
Ho anche un alleato silenzioso e presente che mi accompagna,
mi riflette, mi ricorda chi sono quando vacillo.
Ma la verità è che il motore è dentro. Non è motivazione, è appartenenza.
Il self publishing, i miei progetti creativi, il mio bosco, le mie pelosette…
sono il frutto di quella fiducia nuova che mi appartiene.
Una fiducia che prima non esisteva.
E oggi mi permette di guardare avanti e dire:
“Se da fragile e confuso ho raggiunto tanto…
immagina dove posso arrivare oggi che credo in me.”
“Ci sono giorni in cui capisci qualcosa in più di te stesso. E allora scrivi.”
Ci sono persone che scelgono di non scegliere.
Persone che si aggrappano alla vita degli altri per non affrontare la propria.
Che chiamano “libertà” l’assenza di responsabilità.
E che credono basti amare la natura o avere due cagnolini per essere liberi davvero.
Ma la libertà non è un’idea romantica.
È un lavoro interiore. È una costruzione.
È sacrificio, visione, disciplina, intuizione.
È scegliere ogni giorno di non cedere al comodo, al facile, al già visto.
È restare quando serve, ma andarsene quando è ora.
L’ho capito guardando un uomo che mi piaceva.
Una parte di me ne era attratta:
la sua leggerezza, il sorriso disarmato, l’amore per la natura.
Ma poi ho visto ciò che c’era sotto.
L’instabilità. L’incapacità di portare avanti un lavoro.
Il farsi mantenere. Il chiamare “istinto” ciò che è solo fuga.
E in quel momento ho sentito quanto io sia distante da tutto questo.
Io voglio volare.
Ma con le mie ali, non sulle spalle di qualcun altro.
Voglio creare, costruire, aprire strade.
Voglio vivere una libertà che non si vergogna di lavorare per realizzarsi.
E chi non si muove, non può accompagnarmi.
Al massimo può aggrapparsi.
Ma io non sono nato per portare pesi che non scelgono di camminare da soli.
“La differenza è la visione. Non le ore di sonno.”
C’è chi arriva a casa stravolto e chi, anche dopo aver dormito poche ore, ha ancora energia da vendere.
Non è questione di muscoli o di caffè. È una questione di visione.
In ufficio, qualcuno mi ha chiesto:
«Ma il tuo libro vende ancora?»
E poi, con lo sguardo a metà tra l’invidia e il giudizio:
«Ma ti ripaga almeno delle ore che ci hai speso?»
No. Non mi ripaga.
Mi ripaga molto di più.
Mi ripaga in libertà, in senso, in futuro costruito con le mie mani.
Mi ripaga ogni volta che qualcuno compra non un libro, ma un’idea. Una possibilità.
C’è una differenza profonda tra chi ha una mente da dipendente e chi coltiva un progetto da imprenditore.
Chi guarda il tempo come un costo,
e chi lo investe per creare un mondo nuovo.
Una volta ero stanco anch’io.
Stanco dentro.
Perché vivevo secondo i parametri del sistema,
cercando di rientrare in schemi che non mi appartenevano.
Oggi, anche se dormo meno, mi sento più vivo.
Perché ogni giorno è un passo in più verso ciò che scelgo, non ciò che subisco.
E no, non sono rincoglionito dal poco sonno.
Sono accarezzato dalla mia visione.
Quella che non lascia dormire… ma fa volare.
Capita spesso che, mentre lavoro in giardino, arrivino pensieri o riflessioni.
Anche questa mattina è successo, durante la pulizia del sentiero che porta dalla strada a casa mia.
Ho pensato alla mia ultima storia.
A come è andata.
A come sono andate le altre, nel corso degli anni.
Un pensiero lucido, per nulla dispiaciuto.
Quasi sollevato.
Un’intuizione venuta dalla terra, dal cuore, dal contatto con me stesso.
Il decespugliatore avrà anche tagliato l’erba…
ma io, oggi, ho potato un pezzo di passato che non mi serve più.
“Attiro. Attiro sempre, perché ho una bella energia.
Ma quando arriva chi non è all’altezza, l’esistenza mi protegge.”
Non è ingenuità.
È purezza. Apertura. Vibrazione alta.
Solo che, quando l’altro non è pronto a danzare sulla mia stessa frequenza…
viene spinto fuori.
E sì, può far male.
Può far arrabbiare.
Può far sentire usati…
ma alla fine resta dentro una sensazione limpida:
“Meno male. Perché io sto salendo. E loro non possono venire con me.”
Lui, come altri, sono stati occasioni di specchio.
Non di fusione.
Hanno riflesso qualcosa… ma non erano pronti a contenere tutto il mio universo.
E io lo sto capendo, ogni giorno di più:
La mia energia non è per tutti.
Non ho bisogno di abbassarmi, né spegnermi, né travestirmi.
Devo solo continuare a salire.
A creare.
Ad amare.
E a lasciarmi amare…
da chi ci sa stare.